In America chi vuole studiare è costretto a… indebitarsi!
Sfogliando Repubblica, un articolo in particolare ha destato la mia attenzione. Nell’ambito di un reportage sulle elezioni americane è infatti saltato fuori il problema del costo dell’istruzione in America.
Mi sembra interessante parlarne soprattutto per vedere qual è la situazione dei nostri colleghi d’oltreoceano.
Il reportage, firmato da Marco Calabresi, affronta il problema attraverso la testimonianza di una giovane che ha appena concluso una scuola di legge ed è costretta a condurre una vita fatta di rinunce. “Sto attentissima a come spendo i soldi, segno su un quaderno ogni spesa che faccio, dal caffè al biglietto dell’autobus perché devo tenere ogni cosa sotto controllo se voglio arrivare alla fine del mese”.
A Washington, dove vive, non ci si è persi d’animo e si è creata una comunità che cerca di affrontare insieme i problemi trovando soluzioni “creative”. Una sua tutte? Invece di andare al cinema ci si riunisce a casa di qualcuno, si noleggia un DVD e si dividono le spese.
Ma come mai Carrie, la protagonista del reportage, e tanti altri suoi “colleghi” si trovano in queste condizioni?
Il problema si chiama “debito”. Debito? Si, debito! Quel debito che opprime la maggior parte dei giovani che hanno deciso di studiare nelle scuole di medicina, legge e business.
I dati parlano chiaro: l’80% degli studenti che hanno terminato un master in legge hanno un debito pari a 77 mila dollari se hanno studiato in una scuola privata mentre si “scende”a 50 mila dollari se hanno studiato in una struttura pubblica,
Sono pienamente d’accordo con Carrie quando afferma che “questi dati sono una sconfitta per l’America e per tutti”. Il diritto allo studio credo sia fondamentale per poter sperare in un futuro migliore. Perché non dare a tutti la possibilità di “provarci”?
In questo paesaggio pieno di nuvole è però spuntato un piccolo raggio di sole: Barack Obama ha infatti dato spazio al problema promettendo di risolvere la situazione: sgravi fiscali a tutti i neolaureati in cambio di 100 ore annuali di servizio civile.
Sarò solo uno “slancio elettorale”oppure Barack riuscirà veramente a risolvere il problema e si ricorderà di questi “dottori” anche dopo le elezioni?
Fonte: Repubblica
lunedì 4 agosto 2008
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3 commenti:
in effetti è vero che lo studio e lo studiare costa sia in america che in italia. anche da noi le cose non solo migliori, la cosa che mi ha sorpreso è come in america riescono a risolvere il problema economico i ragazzi, cioè con la semplicità nel vivere il quotidiano, è forse quello che manca a noi ragazzi qua in italia che basta che abbiamo 2 euro in tasca subito a comprarci l'ultimo modello di un cellulare o andare magari tutti al cinema con in più 1kg di pop corne poi si piange miseria.
andrea
Proprio ieri mentre leggevo Repubblica anch'io mi sono soffermato sul reportage di Mario Calabresi.
Sicuramente è il risvolto della medaglia del sistema d'istruzione americano.
Sappiamo bene che i ricercatori italiani sono tra quelli più desiderati negli Usa, e che la struttura di ricerca americana può vantare ingenti finanziamenti privati, il che ne fa una delle più attive e prolifiche realtà di ricerca.
Ma ben pochi sanno delle difficoltà, che emergono esplicitamente dai racconti degli studenti nel reportage di ieri, che i laureati americani devono affrontare per riuscire a frequentare un master, o la scuola di specializzazione in medicina.
La cultura sembra debba avere un prezzo.
Se in Italia si discute delle giovani coppie che non riescono ad accedere ai mutui per l'acquisto della prima casa, negli Usa uno studente ha già un mutuo da pagare solo per gli studi fatti. E dubito che a 27 anni abbia già acquistato una casa.
Emerge un quadro preoccupante della vicenda, molto spesso oscurata dalla rinomata attività di ricerca.
Non so quanto sia plausibile e sostenibile economicamente un aiuto fiscale agli studenti, speriamo solo non siano promesse da campagna elettorale.
Obama sembra, a mio avviso, avere le capacità per governare pregi e difetti, di un paese, quello americano, ormai sull'orlo del baratro dal punto di vista economico e sociale (mutui subprime, solo per citarne uno).
Sandro_
imparato molto
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