martedì 16 settembre 2008

Carità o business ?

di Sandro Trunzo

Si chiama Paul Polak, ha 70 anni, ed è il fondatore dell' International Development Enterprises.

Scritto così, non è ben chiaro chi sia questo personaggio e cosa abbia realmente fondato.

Ma con una breve ricerca, vedrete accostato al nome di questo psichiatra, la dicitura di filantropo glamour.

Paul Polak infatti è il fondatore di una Ong, la IDE appunto, che opera in 9 Paesi, conta 600 impiegati e ambisce a dare una mano nella lotta alla povertà con modi e metodi alquanto discutibili, ma efficienti; tecnologie low cost, in grado di cambiare l'esistenza di contadini e pastori dei paesi poveri.

Sabina Minardi, sull'Espresso n. 31 del 7 agosto, quasi in un'intervista fiume, cerca di scoprire cosa si celi dietro a questo metodo di affrontare la povertà, innovativo, ma seppur con una chiara ombra di business.

La cannuccia che con speciali filtri purifica l'acqua di una pozzanghera, raccoglitori d'acqua piovana, la pompa idraulica al costo di soli 25 dollari, sono solo alcune delle tecnologie semplici ma con un livello di efficienza elevato per popolazioni che vivono con un dollaro al giorno.

Il business efficiente. La chiave di volta della lotta alla povertà.

Tecniche al servizio delle popolazioni con costi accessibili, sì, ma comunque volte all'introito economico.

Eccola allora la risposta di Polak, quando la Minardi chiede se sia eticamente discutibile parlare di business e guadagnare sulla povertà.

“Io credo che un business internazionale che crei opportunità per la gente più povera abbia un impatto molto positivo per il futuro del pianeta. Lo sforzo, semmai, è quello di trovare come attirare investimenti. Questo è un mercato vergine, dove ancora tutto è da dimostrare: non è così evidente che si possano trarre profitti da investimenti in questi campi”.

In alcuni tratti dell'intervista sembrano fondersi le due anime, quella di psichiatra e quella di non proprio definibile uomo d'affari.
Sta di fatto che incrociare i diversi interessi di chi produce, chi realizza, distribuisce ed usa tali prodotti è un successo che gli si deve attribuire, (o che non gli si può negare).

Snocciola dati, si chiede perchè le multinazionali progettino solo per il 10% dei consumatori, quando il 90% è ancora tutto da intercettare; sostiene che la crescita della popolazione mondiale da 6 miliardi di individui a 9 avverrà in paesi dove già sono innumerevoli le persone che vivono con meno di un dollaro al giorno. Allora perchè non avviare un progetto, fragile a priori ma concreto, visti i risultati.

Discutibili, sicuramente, modi, metodi e toni, dell' Ong di Polak, ma quanto mai capaci di ramificarsi e combattere la lotta alla povertà.
Quanto sia sostenibile un'idea simile lo si potrà evincere dai vostri commenti...

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Da un punto di vista strettamente economico, il ''gesto'' del sig Polak lo definirei un investimento ad alto rendimento.Un caso analogo è successo anche al Premio nobel per la pace,attraverso il suo ''microcredito senza garanzie''.Il mondo degli affari,forse sta scoprendo altre modalità di guadagno,visto che ormai nei Paesi progrediti il mercato è pressochè saturo di tutto e di più.
Forse il sig. Polak sarà criticato per aver mascherato il suo intervento dietro una Ong, ma obiettivamente, io non lo critico,perchè se si può aiutare qualcuno guadagnandoci pure qualcosa, meglio no?

Anonimo ha detto...

Sicuramente i continui ammonimenti ai Paesi industrializzati da parte di organismi quali la FAO, (anche per la mancata concretizzazione degli aiuti economici/molto più efficiente invece la distribuzione di altri beni - vedi cereali-) hanno fatto sì che quel mercato nascosto e l'economia flebile strutturata su micro-redditi venisse intercettato da una Ong con uno spiccato quanto nascosto senso del business.

E quando i fondi non arrivano, forse è meglio attuare strategie socialmente criticabili ma per la sopravvivenza delle persone indispensabili.....

Anonimo ha detto...

Innanzitutto mi complimento con gli autori degli articoli di questo blog in grado di toccare i più svariati argomenti, di saper informare in maniera semplice e destare una spiccata curiosità nel lettore. Per quanto mi riguarda almeno. Sinceramente non avevo sentito nulla sulle metodologie d'azione del Sig Polak, dovrei documentarmi ulteriormente ... Leggendo l'articolo mi sembra di capire che i risultati di questa politica siano positivi. I vantaggi per le popolazioni più svantaggiate ci sono e beh, ovviamente un vantaggio lo avrà anche il Sig Polak e i suoi impiegati... ma ciò non guasta finchè si è in grado di mantenere un certo equilibrio.

Anonimo ha detto...

Innanzitutto grazie a Iolanda, per i complimenti!

Tornando al sig.Polak io spero che questa sia la prima di una lunga serie di iniziative in grado di "aiutare" questi Paesi poveri...se poi queste organizzazioni riescono anche a guadagnarci qualcosa io non ci vedo assolutamente niente di male.

Anonimo ha detto...

Personalmente credo che sarebbe ora di smettere di fare i *filantropi* di facciata, se poi ci sono stati, come gli USA ad esempio, che continuano a sfruttare la gente povera a proprio uso e consumo...

Non so se l'iniziativa di Polak avrà successo, lo spero...perchè tutti abbiamo il diritto di vivere con dignità...

Un abbraccio Giò...e complimenti sempre per i tuoi bellissimi ed azzeccati interventi :)))